martedì 26 giugno 2018

Tessuto Epiteliale

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Tessuto epiteliale

Il tessuto epiteliale è formato da cellule strettamente unite tra loro in modo da creare una barriera con l’ambiente esterno. Oltre a proteggere tutto ciò che ricoprono gli epiteli svolgono anche funzione di assorbimento, secrezione, trasporto, scambio di gas, scivolamento (di due superfici) e sensoriale. Questo comporta un cambiamento della morfologia del tessuto a seconda della diversa funzione.
Alla base di tutti gli epiteli è presente una lamina basale che separa l’epitelio dal tessuto connettivo sottostante. Al di sotto della lamina basale è presente una lamina reticolare di natura connettivale composta da collagene di tipo III.



Epiteli di rivestimento


Un epitelio si può presentare come un unico strato di cellule che poggiano su di una lamina basale sottostante: in questo caso si parla di tessuto epiteliale monostratificato o semplice. Oppure l’epitelio si può presentare composto da due o più strati di cellule, il più profondo dei quali poggia sulla lamina basale ed in questo caso si parla di tessuto epiteliale pluristratificato o composto.


Le cellule che compongono il tessuto epiteliale hanno la caratteristica di essere polarizzate, cioè la superficie delle diverse facce della cellula svolge funzioni differenti. In particolare, le cellule epiteliali presentano un dominio apicale ed uno baso-laterale.
Il dominio apicale è il dominio che determina le caratteristiche dell’epitelio e può presentare specializzazioni utili a creare un flusso sulla superficie dell’epitelio stesso (ciglia) oppure ad aumentare la superficie della cellula (microvilli e stereociglia).

Sono epiteli monostratificati i seguenti epiteli:



  • epitelio pavimentoso semplice: è formato da un singolo strato di cellule più larghe che alte, con un nucleo fortemente appiattito e disposte a formare una sottile pavimentazione. Sono esempi di epitelio pavimentoso semplice: l’endotelio (epitelio che forma la tonaca intima dei vasi
  1. il mesotelio che forma le sierose (pericardio, pleure e peritoneo)
  2. la capsula di Bowman del corpuscolo renale
  3. l’epitelio che forma la parete degli alveoli polmonari.


  • epitelio cubico semplice: è formato da uno strato di cellule ugualmente alte e larghe che presentano un nucleo sempre rotondo e disposto centralmente rispetto alla cellula. In condizioni di attivazione le cellule di questo epitelio possono assumere una forma più allungata ma sono distinguibili dall’epitelio cilindrico semplice perché presentano sempre un nucleo rotondo e disposto centralmente. Questo epitelio ha funzione di contenimento ed infatti di solito riveste i dotti escretori delle ghiandole esocrine, tratti dei tubuli renali, follicoli tiroidei.

epitelio cilindrico semplice: è formato da cellule molto più alte che larghe, disposte a formare una palizzata e che hanno un nucleo ovale posto nel terzo inferiore della cellula, vicino alla lamina basale. Questo tipo di epitelio è molto diffuso, ha numerose funzioni e per questo può avere diverse specializzazioni sulla sua superficie. Nel canale intestinale, per esempio, riveste la superficie luminale della tonaca mucosa e le cellule che lo compongono presentano sulla faccia apicale numerosi microvilli (espansioni digitiformi della membrana citoplasmatica) preposti ad aumentare la superficie di assorbimento e a facilitare gli scambi di sostanze. Nella salpinge l’epitelio cilindrico semplice è ciliato perché la sua funzione è quella di creare correnti che favoriscano la discesa dell’oocita verso l’utero e, nello stesso tempo, di ostacolare la risalita degli spermatozoi lungo l’ovidotto. L’epitelio cilindrico semplice lo ritroviamo, anche a rivestire dotti escretori, parti dei bronchi, tubuli renali.
epitelio pseudostratificato: è un epitelio in cui tutte le cellule sono in contatto con la lamina basale ma solo alcune raggiungono la superficie. I nuclei risultano su piani differenti. Nei preparati i nuclei non risultano mai essere sovrapposti. Le cellule costituenti questo epitelio presentano un rigonfiamento citoplasmatico in cui è alloggiato il nucleo, anche se in alcune cellule questo rigonfiamento si trova verso la base in altre verso l’apice. Questa organizzazione dà l’impressione, al microscopio ottico, di un epitelio pluristratificato senza però esserlo realmente (da qui il nome di epitelio pseudostratificato o pluriseriato). Sono presenti due tipi di epitelio pseudostratificato:

  1. l’epitelio pseudostratificato ciliato (la funzione di questo epitelio è quella di purificare l’aria inspirata da pulviscolo e patogeni atmosferici ed infatti lo si ritrova principalmente nelle vie respiratorie ma è presente anche nella tuba di Eustachio, in parte della cavità timpanica e del sacco lacrimale)
  2. l’epitelio pseudostratificato con stereociglia( Sulla superficie delle cellule che compongono questo epitelio sono presenti dei prolungamenti a ciuffo, le stereociglia, che hanno la funzione di raccogliere e nutrire gli spermatozoi dispersi nel lume dell’epididimo)


Sono epiteli pluristratificati i seguenti epiteli:


  • epitelio pavimentoso pluristratificato: è composto da numerosi strati sovrapposti di cellule che si presentano appiattite verso il margine libero del tessuto. Ha funzione di protezione e di barriera nei riguardi di aggressioni esterne. Infine può essere cheratinizzato o non cheratinizzato.
  • epitelio cubico pluristratificato:  è formato da due o più strati di cellule cubiche. L’epitelio cubico stratificato è, nei mammiferi, molto raro e riveste solo qualche grosso dotto escretore.
  • epitelio cilindrico pluristratificato: è formato da due o più strati di cellule sovrapposte. Nello strato più profondo, sono piccole, poliedriche e non raggiungono mai la superficie dell’epitelio, mentre lo strato più superficiale è formato da cellule cilindriche vere e proprie. Nei preparati i nuclei risultano sovrapposti. Questo epitelio ha la funzione di proteggere e ricoprire grossi dotti e/o superfici particolarmente irrorate ed è molto raro nei mammiferi: lo troviamo solo in grossi dotti escretori, nell’uretra peniena, in un piccolo tratto dell’epiglottide e sulla superficie interna della palpebra.
  • epitelio di transizione: ha una morfologia molto variabile perché riveste organi soggetti a forte variazione di volume durante la loro funzione come la vescica urinaria o l’uretere. Questo epitelio è formato da tre tipi di cellule: nello strato più profondo, a diretto contatto con la lamina basale, troviamo cellule di forma cubica o cilindrica (strato basale o germinativo), subito al di sopra vi sono alcuni strati di cellule allungate (dette clavate o piriformi), infine lo strato più superficiale è costituito da cellule, qualche volta binucleate, ortogonali rispetto alle clavate e con la superficie superiore convessa dette cupoliformi o ad ombrello. La possibilità delle cellule clavate di deformarsi allungandosi su un piano orizzontale, rimanendo comunque incastonate nelle ombrelliformi, permette a questo epitelio di aumentare la sua superficie in concordanza con la dilatazione dell’organo che riveste.




Epitelio ghiandolare

Esistono tipologie di tessuto epiteliale con funzione secernente, tali tipologie prendono il nome di tessuto epiteliale ghiandolare. Esso può costituire due tipologie di ghiandole:

Ghiandole esocrine


Le ghiandole esocrine sono formate da una parte secernente detta adenomero, e una parte che drenerà il secreto verso l’esterno, chiamata dotto escretore. Le ghiandole esocrine possono essere classificate:



  • In base al numero di cellule che compongono l’adenomero. In tal modo avremo così ghiandole unicellulari e ghiandole pluricellulari.
  • In base al numero e alle ramificazioni dei dotti escretori. Se un singolo adenomero è drenato da un unico dotto escretore abbiamo una ghiandola semplice. Se invece più adenomeri sono drenati da un solo dotto escretore abbiamo una ghiandola ramificata. Se i dotti escretori drenanti sono più di uno e convergenti in un dotto escretore comune abbiamo una ghiandola composta.
  • In base alla forma dell’adenomero. Se l’adenomero è allungato con un lume abbastanza evidente abbiamo le ghiandole tubulari. Un caso particolare di ghiandole tubulari sono le ghiandole tubulo-glomerulari rappresentate unicamente dalle ghiandole sudoripare. Se l’adenomero è rotondeggiante con un lume piccolo e quindi molto poco evidente abbiamo una ghiandola acinosa. Se l’adenomero è rotondeggiante, grande e con un lume ben evidente abbiamo una ghiandola alveolare. Nel caso di ghiandole ramificate o composte possiamo avere una combinazione di adenomeri tubulari con adenomeri acinosi (ghiandole tubulo-acinose) o con adenomeri alveolari (ghiandole tubulo-alveolari)
  • In base al tipo di secrezione
  1. Secrezione merocrina: il rilascio del secreto avviene attraverso la membrana citoplasmatica lasciando la cellula perfettamente integra (esocitosi), ne sono esempi la parotide, il pancreas esocrino, le ghiandole salivari.
  2. Secrezione apocrina: con il secreto si ha perdita di parte del citoplasma, circondato da membrana plasmatica, che così diventa parte integrante del prodotto di secrezione. Fanno parte di questo gruppo la ghiandola mammaria (limitatamente al meccanismo di secrezione dei lipidi), le ghiandole sudoripare a lume ampio.
  3. Secrezione olocrina: si ha quando il secreto viene espulso nel dotto escretore mediante la disintegrazione della cellula stessa, sono un esempio di questo tipo di secrezione le ghiandole sebacee.
  • In base alla natura del secreto (solo per le ghiandole merocrine). Sierose (se il secreto è formato prevalentemente da proteine e acqua), mucose (se il secreto è formato prevalentemente da glicoproteine e acqua) e siero-mucose (miste).
  • In base alla loro collocazione topografica. Quindi intraepiteliali ed extraepiteliali (che a loro volta si dividono in parietali ed extraparietali).
Ghiandole endocrine

Queste ghiandole producono molecole, dette ormoni, che sono dirette contro organi specifici, detti bersaglio, al fine di regolarne l’attività. Vengono definiti ormoni tutte le molecole prodotte dalle ghiandole che vengono riversate nel torrente ematico. Essi possono essere di origine amminoacidica o steroidea.

Vi sono ghiandole endocrine pure, cioè formate esclusivamente da tessuto ghiandolare endocrino, e ghiandole di tipo anficrino, cioè composte da tessuto ghiandolare sia endocrino che esocrino (tipico esempio è il pancreas, il cui parenchima, nella maggior parte a secrezione esocrina, presenta degli agglomerati di cellule ad attività endocrina, gli isolotti pancreatici o di Langherans).

Le ghiandole endocrine si classificano in:


  • ghiandole endocrine a cordoni epiteliali solidi: le cellule secernenti formano dei veri e propri cordoni cellulari diversamente disposti nello spazio. Ne fanno parte la maggior parte delle ghiandole endocrine: ipofisi, paratiroidi, surreni, epifisi, placenta, corpo luteo;
  • ghiandole endocrine a follicoli chiusi: unico esempio è nella tiroide. La parte secernente è formata da follicoli che contengono al loro interno il precursore degli ormoni tiroidei (tireoglobulina).
  • ghiandola endocrina a isolotti: per esempio gli isolotti di Langherans del Pancreas;
  • ghiandola endocrina interstiziale: si trova negli spazi interstiziali tra i tubuli seminiferi del testicolo, a gruppi di sei-otto o più cellule poste a circondare un capillare, in cui immettono il secreto (testosterone) e nell’ovaio.



Epiteli particolarmente differenziati

Sono epiteli che si sono particolarmente differenziati per rispondere a funzioni specifiche e particolari. Ne sono un esempio gli epiteli che formano lo smalto dei denti, il cristallino, i peli e le unghie.

Lo smalto
Lo smalto è un tessuto di derivazione epiteliale, duro, fortemente mineralizzato, posto sulla superficie della corona del dente al quale dona protezione e particolare resistenza. Esso è composto al 99% da cristalli di idrossiapatite organizzati in cilindri che attraversano tutto lo spessore dello smalto e all’1% da proteine che sono frapposte tra i cilindri di idrossiapatite. Nel suo sviluppo embrionale l’abbozzo del dente si genera da un’invaginazione profonda del tessuto cutaneo ed è incastonato nella mandibola e nelle ossa mascellari, fra il tessuto osseo neoformato e il tessuto mesenchimale. Le cellule epiteliali che depositano lo smalto sono definite adamantoblasti (o ameloblasti): esse hanno un nucleo allungato, posto alla base del corpo cellulare cilindrico, un citoplasma ricco di vescicole di secreto, con reticolo endoplasmatico e mitocondri molto sviluppati

Il cristallino
Il cristallino ha origine da un’invaginazione dell’ectoderma, il calice ottico. E’ un organo elastico trasparente di forma ovale e biconvesso (con due poli e una parte più larga centrale detta equatore), non vascolarizzato, posto tra la camera posteriore e l’umor vitreo dell’occhio. Il cristallino ha la funzione di far convergere l’immagine sulla retina ed è formato da una capsula esterna di tessuto connettivo elastico (capsula del cristallino), da un epitelio cubico semplice (epitelio del cristallino) e dalla sostanza del cristallino formata da fibre del cristallino sia corticali che nucleari (poste centralmente). Le fibre corticali del cristallino contengono nuclei e organelli che invece vengono persi nelle fibre nucleari.

Le unghie
Le unghie sono specializzazioni di derivazione epiteliale atte alla protezione del tessuto cutaneo che riveste le estremità degli arti. Sono composte da una porzione più dura, esterna, formata da lamelle concentriche di cellule epiteliali corneificate con nuclei degenerati, detta “corpo dell’unghia”, e una parte più profonda, ricca di vasi sanguigni, tappezzata da un epitelio pavimentoso stratificato privo dello strato granuloso e di quello lucido, detto “letto ungueale”. Alla base del letto ungueale abbiamo una zona semisferica più chiara, perchè ricca di vescicole di aria, detta lunula e al cui margine riconosciamo quella parte di epitelio germinativo che permette l’accrescimento dell’unghia e che viene chiamato “matrice dell’unghia”.

I peli
I peli sono specializzazioni cutanee. Essi hanno una parte superficiale libera, il fusto, e una parte più profonda, radicata nella cute detta radice che, alla base, si allarga nel bulbo pilifero. Il fusto è formato da numerosi strati di cellule epiteliali pavimentose corneificate, allungate e ricche di glicogeno disposte in tre strati concentrici (la midollare, la corticale e la cuticola). Nella cuticola (la parte più esterna) le cellule tendono a perdere i nuclei e a disporsi le une sulle altre come le tegole di un tetto. A livello del bulbo pilifero alloggiano le cellule che formano la matrice, cellule, cioè, che garantiscono l’accrescimento del pelo e che, differenziandosi, daranno origine ai vari strati che lo formano.



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