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Pandafeche |
Perché sono sempre esperienze negative? Pare che la combinazione di attività mentale onirica e stato di veglia provochi delle allucinazioni, quasi sempre avvertite come visioni o sensazioni paurose. Il terrore, infatti, è un elemento centrale, probabilmente causato da una iper-attivazione dell’amigdala, la parte del cervello responsabile dei meccanismi di ansia e paura.
Secondo gli studi effettuati esistono tre diversi effetti allucinatori associati che si possono vivere durante la fase di paralisi del sonno. La presenza di un estraneo nella stanza, persino non umano, che in un primo momento si limita a fissarci in modo inquietante e poi si avvicina sempre di più fino a toccarci. La sensazione di forte pressione sul petto, come se qualcuno stesse spingendo sulla cassa toracica tenendoci le mani al collo per farci soffocare. E la sensazione di levitazione, di uscire dal proprio corpo, quasi come nelle più famose esperienze extracorporee.
Incubus |
- Molti vedono la Pandafeche, un demone del sonno tipico della tradizione dell’Italia centrale. Si tratterebbe di una figura spettrale collocata al fianco o al di sopra del dormiente, raffigurata vestita di bianco, dagli occhi demoniaci e un muso lungo e appuntito, con il quale procura delle ferite.
- I Greci parlavano di pnigalion, o di barychnas, collegati alla difficoltà di respirare.
- I babilonesi chiamavano questa terrorizzante intrusione "Lilitu", demone del vento, che seduceva gli uomini di notte.
- Gli ebrei la chiamavano "Lilith".
- Nel medioevo era nota come "Lamia" e nell'antica Germania come "mare", la vecchia e orribile donna che sedeva sul petto del dormiente e produceva brutti sogni.
- In diversi paesi europei ci sono tracce di racconti di una cavalla che sale sul petto dei dormienti, o porta con sé degli spiriti maligni.
- Secondo gli antichi Romani questa figura assumeva anche caratteristiche maschili e prendeva il nome latino di incubus: incubo.
- Nel Salmo 91 si trova una definizione calzante: "terrore notturno”.
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